Gironzolando su Tumblr mi sono imbattuta più volte nelle Writing/Fanfic Commissions (con il tag #fanfiction commisions).
Andiamo subito a un esempio (indicativo): per 1000 parole 10 dollari. Tra le 1000 e le 3000 parole 20 dollari. Oppure ancora: ogni parola viene valutata 1 centesimo. E altre scalette simili. Seguono poi le liste tipo “Cose su cui scrivo” e “Cose che non scrivo”, elencando Avvertimenti, Kink, Rating, e via dicendo. Molto spesso si trova specificato anche il fandom su cui si accettano commissioni, e si linkano delle storie per una sorta di “portfolio”. Ancora, gli autori precisano che se andranno oltre il numero di parole pattuito queste non saranno contate nel pagamento. O che se non finiranno la storia, restituiranno acconti e quant’altro.
Insomma, un’offerta di commissione come fanno i disegnatori: per la lineart sono tot euro/dollari, se lo vuoi mezzo busto colorato viene così, con lo sfondo c’è un plus, ecc.
Sia scrivere che disegnare sono due arti che nascono come hobby e possono avere uno sbocco lavorativo o remunerativo. Ci si perfeziona nel tempo, si affila la penna come si affila la matita, ci si impratichisce a creare background come uno scrittore costruisce un mondo a parole, dandovi la sensazione di percepirlo attraverso i sensi del protagonista.
Ci si esprime con mezzi differenti, ma il punto d’arrivo è uguale sia per la scrittura sia per il disegno: suscitare emozione.
Quante volte capita di finire di leggere un fumetto, vedere una serie tv, seguire un anime, concludere un libro, e trovarsi a fantasticare e pensare “vorrei leggere altro a riguardo, voglio continuare a sentire questo brivido piacevole” e poi: apri il sito di fanfic di fiducia e – se sei fortunato e il tuo nuovo fandom ha una sezione – troverai fanfiction da spolpare.
Se però sei un/a cultore/trice dei RarePair, dei Kink, delle Rating Rosso da brivido caldo, puoi anche darti la famosa zappa sui piedi e continuare a fantasticare… molto spesso. Non sempre eh. Spezzo lance a favore volentieri, ma di roba ne ho letta.
Come admin di Fanwriter.it però sarei la prima a incoraggiare con un “Inizia a scrivere! Provaci!”
Ma come fanwriter e lettrice sono anche quella che si lamenta de: il tempo, il lavoro, l’ispirazione, oppure si chiede: “chissà come sarebbe una storia sulla mia OTP scritta da una delle mie autrici preferite…”
Ogni tanto butto qualche amo (aehm, a chi si sente tirato in causa… be’, non chiederò scusa <3 Adoro come scrivete <3), ma non posso pretendere. Non voglio pretendere.
Però. Qui sorge un però che è più un’idea e un “chissà”.
Se, come quando si richiede una fanart sul proprio personaggio preferito, la propria OTP, o OCs, o quello che può essere, così si richiedesse una fanfiction?
Potrebbe essere un vezzo per noi stessi. O anche un regalo a un/a amico/a “Ho pensato potesse farti piacere, è una storia tutta per te, secondo i tuoi gusti!”.
All’estero funziona. Qui, come mi è stato fatto notare tra le prime obiezioni, probabilmente mi riderebbero in faccia, open mind come siamo *inserire dose di sarcasmo gratuita*.
“Chi pagherebbe una cosa del genere?” Chissà.
Non è raro leggere status di chi lavora disegnando “… e quando ho detto al cliente che il logo costa tot quello risponde ‘non ti sembra esagerato?’ oppure ‘Non mi sembra così complicato dai’ o ancora ‘qualcun altro me lo farebbe pagare meno’” e via dicendo.
L’articolo vorrebbe anche insinuare il dubbio in questa catena di pensiero frustrante, che in risposta al pagare una fanfic (che sottolineo sarebbe tua, fatta come vuoi tu) potrei sentirmi dire “Ci sono le fanfic inglesi!“. Di certo un panorama più vasto del nostro.
Io leggo in inglese. Non riesco a mettere in fila due parole due scritte, ma leggere riesco. E quando finisco le storie nella sezione italiana, e quella anglofona ne ha il doppio se non il triplo (raccogliendo autori da tutto il mondo), e la voglia è voglia, mi ci butto senza salvagente.
Ma l’italiano, parlando a titolo personale, rimarrà la mia lingua di scrittura e lettura preferita, per un piacere personale dettato dal suono, dalla sintassi, da come usando una determinata parola quella si dilati e abbracci tutto il resto non come pezzi di puzzle a incastro, ma sfumature di colore. Un motivo per cui spronerò sempre a scrivere in questa bella lingua (forse una delle poche cose in grado di suscitarmi spirito patriottico… oltre al cibo).
Questo papiro, in conclusione, per chiedervi: qual è la vostra opinione?
Qualcuno di voi ha avuto, o ha sentito, di esperienze in merito?
Come vedreste l’apparire in bacheca di un prospetto “Scrivo fanfiction o storie su commissione”?
Consigliereste a qualche amico/a, o a voi stessi, di provarci?
O a qualcuno “perché non regali una storia”?
Io vorrei propormi, ma purtroppo il pubblico italiano non sembra interessato. Mi chiedono storie complicate, come le vorrebbero sin nei dettagli, nelle minuzie, però a titolo gratuito, non rendendosi conto quanto tempo e fatica costi documentarsi, scrivere e cercare di creare.
Per quanto mi riguarda la trovo una mancanza di “rispetto” verso l’autore originale, il quale ha perso tempo per creare i suoi personaggi, per contestualizzarli e per creare loro il background necessario per renderli credibili e tutte le contraddizioni necessarie a renderli umani.
Per quale motivo io, scrittrice di fanfiction, dovrei utilizzare i personaggi inventati da qualcuno per guadagnare? Discorso diverso sarebbe per racconti originali, dove sono io a gestire un mondo creato da me. Qui sono io l’ideatrice a tutto tondo e dunque avrebbe senso farmi pagare per creare qualcosa da zero su richiesta di chi commissiona.
Ma con opere altrui lo trovo ben poco corretto nei confronti dell’opera originale che fa da base alle fanfiction.
Se fossi un’autrice affermata mi darebbe poi parecchio fastidio se i fan guadagnassero scrivendo su personaggi miei e una storia per cui ho speso parecchio del mio tempo, sforzi e magari anche qualche lacrima se gli editori non l’hanno accettata o notata subito.
Una storia contiene spesso l’anima e il cuore di chi la scrive, remunerare sull’anima e il cuore di qualcun altro lo trovo un po’ meh.